Risale al 1517 la prima menzione scritta del Freisa, in un tariffario doganale del comune di Pancalieri, nella pianura a sud di Torino. Nel documento segnala l’uva Freisa come uva di pregio, pagata il doppio di una varietà comune.
Cinquecento anni sono trascorsi da quella testimonianza documentale e il Freisa, coltivato quasi esclusivamente in Piemonte.
La nobiltà del Freisa trova conferma in una parentela di primo grado con il Nebbiolo, tanto da far ipotizzare che il Freisa derivi da un incrocio spontaneo del Nebbiolo con un altro “genitore” scomparso o ancora ignoto. Una relazione nobilitante, che conferisce prestigio a un vitigno che negli anni ha patito una certa svalutazione rispetto ad altri vini rossi considerati superiori.
Il Freisa poi, oltre alla maturazione medio-tardiva, presenta alti tannini e spiccata acidità: questa seconda caratteristica, oggi gestita con la conversione malolattica, che trasforma l’acido malico nel più morbido acido lattico, poteva dare vini aspri e disarmonici. Inoltre la ricchezza in colore e polifenoli, che assicura al vino struttura e longevità, ha fatto sì che in passato si adoperasse il Freisa per migliorare vini in cui questi caratteri difettavano, condannandolo a un ruolo secondario. Da queste premesse discende il convincimento ancora radicato che dal Freisa non possano derivare grandi vini, corposi e longevi, ma solo vini “leggeri e vivaci”.
La comparsa delle malattie determinò invece, specie con la ricostituzione post-fillossera dei vigneti, una preferenza per quest’uva, apprezzata per la resistenza e l’adattabilità, decretandone così una certa espansione.
L’ampia rosa di tipologie in cui è oggi disponibile il vino Freisa, secco, dolce, frizzante, superiore, spumante, non è più considerata un handicap, bensì un valore aggiunto. La tipologia vivace, tradizionalmente associata al Freisa, è segnata da una lieve effervescenza: l’anidride carbonica contenuta esalta il profumo di lampone, caratteristica varietale. Le tipologie secco e superiore disegnano invece vini strutturati, degni di accompagnare i piatti sontuosi della cucina piemontese, a base di carni rosse.
La gestione di un vitigno come il Freisa esige attenzione: occorre che il grappolo raggiunga la piena maturazione, anche per abbassare l’acidità.
Molto interessante anche la versione Freisa Piemonte Rosato, un Vino Rosso dal colore rosso granato o cerasuolo piuttosto chiaro, con tendenza a leggero arancione con l’invecchiamento; odore caratteristico delicato di lampone e di rosa e sapore amabile, fresco, con sottofondo assai gradevole di lampone
L’area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Freisa d’Asti si estende sulle colline astigiane situate a est del Monferrato, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all’espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.